lunedì 16 novembre 2015

sei nostro fratello maggiore

sono passati ormai 3 mesi da quando questa idea ha preso corpo nella mia mente contorta.
ricordo ancora che io e Sabrina eravamo seduti in cucina, uno di fronte all'altra, e io scelsi quel momento così, per caso, non sapevo ancora quale sarebbe stata la sua risposta  e devo dire che rimasi in un certo senso spiazzato, ma non troppo, dalla sua reazione. non che non conosca la sensibilità di mia moglie, anzi, ma, credetemi, non è facile.
quel giorno chiesi a Sabrina cosa ne pensasse dell'idea di ospitare un profugo nella nostra famiglia  e lei mi rispose con quella semplicità disarmante che la contraddistingue che si, era d'accordo.

da allora l'idea, nata forse da una risposta di pancia a tante, troppe provocazioni di stampo razzista, ha preso forma ed è diventata consapevolezza, di fare una cosa bella, una cosa giusta.
dapprima ne abbiamo parlato con i nostri figli, Rocco, 9 anni e Manuel, 5 anni, che hanno naturalmente elaborato la cosa e sicuramente la stanno elaborando ancora ed hanno reagito con il loro entusiasmo e la loro spontaneità; poi è venuta la marcia delle donne e degli uomini scalzi, con la foto di Rocco avvolto in quella bandiera; e poi la conoscenza del CIAC e la prima telefonata con Nicoletta, la psicologa che segue il progetto dei rifugiati in famiglia e ci segue in questo percorso.

e poi, sabato scorso, finalmente, è arrivato il momento tanto atteso e noi, famiglia Battecca, abbiamo potuto vedere con i nostri occhi  e stringere la mano per la prima volta a S. e Manuel in un impeto di entusiasmo gli ha detto "sei nostro fratello maggiore" e lì si è aperto un mondo.

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