martedì 22 dicembre 2015

un mese di emozioni


come la tua espressione.

come la tua voce.

come aver respirato l'odore della tua stanza dopo la prima notte.

come aver condiviso il primo pranzo insieme.

come  aver sentito i tuoi racconti.

come la faccia di Rocco la sera dell'orologio.

come la copertina di Manuel vicino al tuo tappeto quando pregate insieme.

come quando siamo andati nella macelleria araba a comprare la carne.

come le banane fritte.

come i tuoi silenzi.

come le tue risate.

come i ragazzi del CIAC.

come quando si è staccato il dente.

come le foto di tua moglie e dei tuoi figli.

come la Somalia.

lunedì 14 dicembre 2015

se son rose fioriranno

ricomincio dall'ultima cosa che ci è capitata.
ieri pomeriggio, dopo un lauto pranzo a casa, impreziosito dalla presenza della nostra amica Giuliana, siamo andati tutti insieme ad assistere alla performance canora del nostro Rocco, che da qualche tempo canta per il coro delle voci bianche ARS.

il concerto di Natale si è tenuto al Petitot di piazzale Risorgimento, quella struttura che sorge in mezzo alla grande rotatoria davanti allo stadio Tardini, per intenderci.
vedere tutti quei bambini in divisa ufficiale è stato bellissimo.
c'era chi sbadigliava, chi seguiva attentamente le mani sapienti del maestro del coro, Gabriella, una donna con grinta da vendere, chi seguiva assiduamente senza staccare gli occhi dallo spartito che teneva in mano, chi sussurrava appena, chi invece cantava allegramente. due bambini, addirittura, hanno avuto un attimo di defaillance, ma per fortuna si sono prontamente ristabiliti.
d'altra parte lì dentro faceva veramente un gran caldo, mettici poi l'emozione e la concentrazione per la voglia di ben figurare ed il gioco è fatto.
il bello della diretta.

è stato un bel momento all'insegna della buona musica, che ci accompagna fin dai primissimi momenti dell'avventura con S..come quando il sabato che è arrivato in famiglia- nel frattempo, ebbene si, abbiamo tagliato il traguardo delle tre settimane insieme -  salutati gli amici del CIAC, siamo rimasti da soli e in quel momento la musica ci ha aiutati tantissimo ed abbiamo cominciato a canticchiare "a modo tuo" la canzone del liga cantata da elisa; non immaginate quanto sia stato emozionante sentire S. intonare "sarà difficile....." con quell'accento così strano.
oppure come quando ascoltiamo tutti insieme "vieni a ballare in Puglia" di caparezza, i bambini in questo periodo ne vanno matti.

o come quando Mimma è venuta a cena a casa nostra ed abbiamo ascoltato tutti insieme le canzoni di un artista che amiamo tantissimo, faber fabrizio de andrè.
quella sera il momento dell'incontro fra Mimma e S è stato in qualche modo solenne.
si sono seduti uno di fronte all'altra in sala ed hanno cominciato a parlare come due amici che si ricongiungevano dopo tanti anni. Mimma infatti più di 20 anni fa è stata in Somalia con una missione umanitaria, ed è stata in quella terra per due anni, un'esperienza che l'ha segnata. scoprire che hanno o avevano conoscenze ed amicizie in comune e vederli ricordare aneddoti che, pur collocati in epoche differenti - Mimma era in Somalia quando S. era appena nato- li accomunano, è stato a dir poco emozionante.
per Mimma deve essere stata una carezza nell'anima, per usare le parole del mio amico Sergio.
poi tutti insieme ci siamo messi a tavola ed abbiamo scoperto che anche a S. piace la polenta.
il mondo è piccolo.

nel mezzo, ci sta la vita di tutti i giorni e stiamo provando con mano la difficoltà del percorso intrapreso. a volte è veramente arduo approcciare S. nei suoi momenti di tristezza o di profonda riflessione, nonostante lui continui a dire che "va molto, molto bene".
come diceva Nicoletta, siamo ancora in una fase interlocutoria  di conoscenza reciproca. di certo, abbiamo scoperto quanto S. sappia essere estremamente timido e riservato o estremamente solare quando si mette a giocare coi bambini senza pensare a nient'altro.

ma le cose lentamente si muovono e noi siamo estremamente convinti della strada intrapresa.
lo siamo perchè venerdì sera,ad un convegno promosso da CIAC, Chiara ha letto una lettera che aveva lasciato Sara, il datore di lavoro che segue S. nel suo tirocinio presso la casa residenza per anziani non autosufficienti "padre Lino". tutti i presenti hanno potuto sentire con le loro orecchie la testimonianza di chi vede S. tutti i giorni nel suo preziosissimo lavoro.
lo siamo, perchè, dopo essere stato intervistato da tv parma, sono stato avvicinato da Gino, che è nel direttivo dell'associazione ambientalista e sociale Bicinsieme-Fiab. "credo che con il mondo del volontariato verso i rifugiati potremmo avere momenti di collaborazione in campo ciclistico" sono state le sue parole. Grazie Gino, se ne riparlerà la prossima primavera,credo.

se son rose, fioriranno.

venerdì 4 dicembre 2015

ed ora scusate ma vado a giocare a 1 2 3 stella

lunedì ho fatto pomeriggio, poi in tutta fretta ho raggiunto Sabrina e i miei piccoli in via bandini nella sede del CIAC, dove era stata organizzata la cena delle famiglie che accolgono.
al mio arrivo, sono stato, appunto, accolto come una star, ormai questa cosa del blog era sulla bocca di tutti e tutti mi facevano i complimenti. chi mi conosce bene lo sa che non sono uno che ama stare sotto i riflettori, ma Chiara, la vera anima del progetto, ha precisato che se non volevo questo, potevo scrivere un diario. come darle torto.

anche se erano presenti tutti gli stati maggiori dell'associazione, ed altri osservatori, i veri pezzi grossi della serata erano le famiglie ed i ragazzi accolti, per questo si respirava un' atmosfera amichevole e frizzante e credo che la parola più usata della serata sia stata "grazie". d'altra parte il senso di gratitudine e di felicità era presente, indistintamente, sulle facce di tutti i presenti ed è stato bellissimo guardarsi con tutti e stringersi la mano.

non mi scorderò certo l'espressione imbarazzata di una giovane donna ivoriana, quando, avvicinandomi a lei, le ho fatto i complimenti per aver preparato delle ottime banane fritte accompagnate da riso e da una salsa piccante semplicemente strepitosa. anche se prima o poi qualcuno me lo deve spiegare di che colore diventa il loro viso quando noi diventiamo rossi, stasera quando torna S. glielo devo chiedere.

così come non mi scorderò facilmente di quando, dopo aver spazzolato tutto il menù proveniente da tante parti del mondo, siamo stati invitati a metterci tutti in cerchio ed a parlare, ognuno della propria esperienza. Chiara faceva da moderatrice e dopo un breve attimo di imbarazzo, S.- un uomo iraniano che non smetteva più di sorridere -  e la persona che l'ha accolto -  un parmigiano dai lineamenti un pò severi, ma evidentemente dal grande cuore -  hanno rotto il ghiaccio. d'altra parte a chi poteva andare la parola per primi se non a loro che sono quelli più "vecchi" di tutto il progetto?

poi via via hanno preso la parola una famiglia che ha accolto un ragazzo della Somalia che ora è in Danimarca a lavorare per un ristorante somalo, che ha raccontato che finchè sono stati insieme, un mese e mezzo, hanno riso tanto.

non ci siamo fatti mancare nemmeno il matrimonio tra una ragazza, che al momento è accolta da altre due ragazze ed il suo sposo, che era presente per l'occasione.

poi c'era una mamma con le sue figlie e la loro giovane donna accolta.

e poi il professore, che è arrivato alla quinta esperienza di accoglienza e che ospita un ragazzo somalo che quella sera era a scuola di italiano.

poi ha  parlato Sabrina che ha sottolineato che, essendo così presa in casa dal suo ruolo di madre, a volte finisce per trattare come un figlio anche S. .

 e poi Mimma, che inizierà la sua avventura tra pochi giorni aprendo la sua casa ad un ospite proveniente dal Ciad.

a fare da sfondo c'erano bambini vari, tra i quali i nostri figli ed il bellissimo bimbo di Paolo, Riccardino.

ed ora scusate ma vado a giocare a 1 2 3 stella (e S. sta ridendo come un matto).

giovedì 3 dicembre 2015

intanto penso a quante cose ho ancora da imparare

pallium è un termine latino che significa mantello, è il termine da cui derivano le cure palliative, che altro non sono che un mantello, appunto, una coperta, per le persone che soffrono.
mi piace pensare che noi siamo il pallium di S, la sua cura.

S è un ragazzo di 25 anni, somalo, è dovuto scappare dal suo paese, la Somalia, perchè lì si è venuta a creare una situazione insostenibile di interminabile guerra civile dove convivono tantissime fazioni e, per usare le parole del mio amico, se decidi di far parte di uno di questi gruppi, gli altri vengono a cercarti per ammazzarti. se decidi di non schierarti devi scappare, letteralmente, lasciando, come nel suo caso, una moglie incinta di una bimba che ancora non ha potuto abbracciare e un maschietto di 3 anni.

per arrivare dalla Somalia in Libia devi oltrepassare il deserto. anni fa, mi ha raccontato S, i primi somali che intraprendevano questo viaggio, morivano in tantissimi, ora ci hanno preso in qualche modo le misure e attualmente, sono molti di più quelli che riescono a raggiungere il paese nordafricano.

S affrontò la traversata di quel tratto di mar mediterraneo che separa le coste libiche da quelle italiane, la prima volta, su un gommone con a bordo circa 150 persone. ad un certo punto il gommone si ruppe e tanti suoi amici morirono.ritornato in Libia, riuscì ad imbarcarsi una seconda volta. per fortuna, in questo caso, i passeggeri furono "solo" 80 e S riuscì a raggiungere l'isola di Lampedusa e ad intraprendere la sua avventura italiana.

era il giugno di 3 anni fa e mentre vi scrivo penso che nello stesso periodo, il giugno del 2012, uscivo da un bruttissimo periodo di depressione; anche allora le persone che più mi furono vicine, penso principalmente a  Sabrina e alla mia carissima amica Mimma, mi cucirono addosso un mantello, un pallium, data la mia situazione di vulnerabilità.
in qualche modo devo aver conservato quella coperta per usarla, ora, con S.

S. non mi ha raccontato tutto, naturalmente, del suo terribile viaggio; so che è difficile e so che gli servirà tempo. di certo, in quello che ho avuto la fortuna di ascoltare del suo racconto, ho trovato, ricorrente, il tema della morte. mi piacerebbe parlare con lui in futuro di questo.

intanto penso a quante cose ho ancora da imparare.